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Radio Rize é la prima radio Greco Calabra che porta nelle vostre case le melodie e i ritmi unici della tradizione greco-calabra. Sintonizzatevi con noi per un viaggio musicale che celebra le radici, la cultura, l’anima e sopratutto la lingua della nostra terra. Charapethtáte me Radio Rize!

La Calabria Greca

I primi Greci si insediarono nella Calabria meridionale dal 740 a.C per formare la Magna Grecia. Le cittá piú importanti erano Kroton, Reghion, Kaulon, Sybaris e Locri Epizefiri. Kroton fu la piú celebre dato che ospitava molti scienziati e filosofi tra i quali Pitagora,Filolao, Alcmeone o Democede. Kroton aveva anche una straordinaria organizzazione militare, ed in piú ospitava il piú famoso lottatore e pugile dell’antichitá, ancora oggi indicato universalmente

come simbolo della forza, Milone. Egli vinse le olimpiadi cinque volte consecutive a partire dal 532 a.C. e molti altri premi nel corso della sua vita. Se é vero che nessuno riuscí mai (tranne una donna) a fargli aprire il pugno, colpisce la sua fine. Una morte mitica quanto il personaggio: volendo Milone abbattere un albero a mani nude, rimase con le dita imprigionate nel tronco e finí divorato dalle belve. Con il passare del tempo, ci sono state altre insediazioni dei Bizantini fino al 1060. L’ area Grecanica della Calabria ha pure dovuto subire varie incursioni da Visigoti e soprattutto Arabi, dove l’assalto piú violento e disastroso fu nell’anno 953 quando l’Emiro di Sicilia Ahmad ibn al-Hasan ordinó che la cittá di Bova fosse attaccata e distrutta. Molti abitanti di Bova furono tradotti in catene in Africa, altri uccisi e soltanto pochi si salvarono con la fuga. La lingua Greco Calabra é sopravvissuta cosí al lungo nonostante a molte difficoltá!

 

Gerhard Rohlfs, l’archeologo delle parole

Gerhard Rohlfs era un filologo, glottologo e dialettologo Tedesco che visitó ben 365 paesi in Calabria. Durante la prima guerra mondiale, Rohlfs ebbe modo di sentir parlare il Greco Calabro in un campo di prigionia da alcuni giovani. All’ inizio pensó che fossero greci, scoprí invece che venivano dalla Bovesía. Al tempo di Rohlfs, gli studiosi come Franco Mosino ritenevano che la lingua é sopravvissuta dal periodo bizantino. Invece, gli studi di Rohlfs ritenevano che si trattasse di una trasmissione diretta e senza interrruzioni con la civiltá della Magna Grecia, dato alla somiglianza del dialetto Dorico. Durante la sua permanenza nell’ area grecofona, scattó molte foto raccontando la vita quotidiana dei Bovesi. Si narra che traduceva le parlate di dialetti diversi della Calabria, tutti lo chiamavano “U Tedescu“. Scrisse il dizionario dialettale della Calabria e nel 2016 aprí il museo della lingua greco calabra a Bova a sua dedica, potrete scoprire di piú sul loro sito.

 

 

 

Tradizioni

 

Durante la domenica delle Palme, a Bova gli abitanti portano con loro le Pupazze o Persefoni, realizzate con rami di ulivo, foglie e frutti di piante di stagione raccolti nelle vicinanze. Le Persefoni sono a forma di donna che simboleggiano la ricchezza della terra e di madre natura. L’usanza, dalle evidenti radici pagane oggi convive con la chiesa Cattolica, vengono benedette dal parroco della chiesa locale di San Leo e poi tutti i frutti vengono distribuiti a tutti i presenti. Questo simboleggia l’attaccamento alla terra, ai suoi frutti e alle sue ricchezze che non sono proprietà di alcuno ma che vanno condivise.

 

 

 

La Filoxenìa é l’amore per il forestiero. É il valore sacro dell’ ospitalitá, il principio etico fondamentale della cultura greca, essenziale per distinguere l’uomo giusto da quello iniquo. Ulisse disse (nell’ Odissea 6, 119-121) “Povero me, alla terra di quali uomini sono arrivato? Sono forse violenti, selvaggi e senza giustizia, o sono ospitali e nella mente hanno il rispetto degli Dei?”. La Calabria Greca é ospitale con tutti, se ne accorsero viaggiatori come Edward Lear, Maurits Escher o Gerhard Rohlfs ed hanno scritto di questa ospitalitá.

 

 

Prodotti Tipici

 

 

La Musulupa é un formaggio fresco, senza sale che si puó trovare solamente nell’ area Grecofona della Calabria. Viene consumata durante la Pasqua tipicamente cotta in una ricca frittata con uova e salsicce e poi  il tutto fritto nell’olio o nello strutto. La forma della Musulupa viene ricavata dallo stampo chiamata Musulupara, intagliata solitamente in legno di gelso. Raffigurano una figura femminile per simbolizzare la fertilitá, infatti certe volte le Musulupe  vengono appese alle persefoni durante la domenica delle Palme.

 

La lestopitta da Mimmo a Bova condita con parmiggiana, pecorino, peperonata, salsiccie olive e capicollo (chiamata “Atomica”)

 

La Lestopitta (Dal Greco Lepto che vuol dire sottile) é una focaccia fritta fatta con acqua e farina di grano, scopri la lavorazione nel video sotto

La pitta ‘rrustuta invece si avvicina piú al pane ed alla pizza. L’impasto, una volta lievitato, é modellato nella forma di un disco ma non sottile come la lestopitta. Dopo viene messo a cuocere su una pietra resa incandescente dal fuoco a legna acceso sotto. La pitta ‘rrustuta é quella che mangiavano i contadini dato che non potevano portarsi tutto l’apparato per la lestopitta.

 

 

 

La Musica

La musica nell’area Grecofona é molto importante e fa parte della vita quotidiana, infatti é ricca di strumenti, alcuni noti anche nella musica tradizionale Calabrese. Oggi ci sono artisti e gruppi che cantano in Greco Calabro per tramandare la lingua ed i suoni antichi che non si sentono piú spesso come una volta.

 

Sulàvria – fischiotti a paru – doppio flauto

 

I Sulávria sono legate alla vita pastorale dato che sono molto semplici da trasportare e si usavano anche come strumento didattico prima di usare la zampogna. Sono realizzati in canna con precise caratteristiche di stagionature e lavorazioni.

 

Sulavróta – Fischiottu – Frauta

La Sulavróta é un flauto armonico ricavato dalla corteccia dei polloni dell’ albero di castagno, che nella stagione primaverile vengono tagliati dalla pianta madre, dalla quale é possibile svitarli ed incidere la zeppa (come potrete vedere nel video). La sulavróta non presenta fori digitali, l’unica azione melodica é determinata dal fiato e dal dito che apre e chiude la fine della corteccia. Si tratta di uno strumento musicale effimero, poiché dura soltanto pochi giorni dal momento della sua realizzazione a causa della essiccazione del legno. In Calabria ha vari nomi come Frauta, Zumbettana o Frischiottu.

 

I Ceramedde – Ciaramedda – Zampogna

É lo strumento principe della musica greco-aspromontana. I vecchi suonatori di cerameddhe affermavano che prima di imparare a suonarle bene, ci si doveva esercitare a lungo con i sulàvria. Nell’area Grecofona ne sono presenti due tipi: i ceramedde a paru (ha 2 canne di canto uguali)  eceramedde a moderna (con le canne di canto di diversa lunghezza), piú simile alla zampogna a chiave tipica della parte settentrionale di Reggio e del Catanzarese. Scopri come si costruisce una Ceramedde a paru cliccando quí

 

La Lira Calabrese

lire costruite da Francesco Siviglia, Liutaio di Bova

 

La Lira ha origini Bizantine si suona da sola o accompagnata dal tamburello, o dai frischiotti o dal terzinu. Si usa anche per la tarantella calabrese. La lira viene costruita con diversi legni, spesso è di olivo della zona jonica, ma anche di ciliegio, noce, sambuco o pioppo.

 

 

Arganettu e Tambureddhu – Organetto e Tamburello

In passato il tambureddhu veniva costruito utilizzando il cerchio di un setaccio, dove venivano aperte delle finestre per la suddivisione dei cembali. La pelle che viene applicata oggi, è quella di capra, ma in passato i suonatori preferivano quella del gatto o addirittura del cane.

L’ organetto invece é arrivato nei primi del 1900, ed ha quasi sostituito completamente la ceramedde o zampogna dato che é molto piú facile da trasportare e non ha bisogno di accordarlo. Nell’ area Grecofona viene suonato l’organetto a due bassi.

 

Canzoni

L’inno dell’ area Grecofona in Calabria é Ela, elamu condá – vieni, vienimi vicino, una canzone derivata da una poesia scritta da Angelo Maesano di Roghudi.

Oh, Igghio Cheràmeno di Francesca Prestia

Ciccio Nucera ed i Cumelca:

Francesco Nucera, per arte Ciccio Nucera “il reuccio del tamburello” viene proprio da Gallicianó, l’unico borgo dove ancora oggi parlano Greco Calabro nella vita quotidiana. A Gallicianó si tramanda la musica attraverso i bambini, gli anziani facevano scegliere uno strumento ad ogni bambino per farli coinvolgere alla musica, ma anche per non perdere le tradizioni. Ciccio Nucera suonava il tamburello perfettamente giá dall’ etá di 2 anni, il suo padre disse che invece del ciuccio gli dava il tamburello!

CUM.EL.CA o Cumunia Ellenofonos Calavria valorizzano la musica Greco Calabra. Grazie alla musica, hanno girato in giro per il mondo, specialmente in Grecia per far conoscere il mondo Greco Calabro.